Il commercio al dettaglio non alimentare devastato dalla pandemia: diventa improrogabile la stabile riapertura di ogni tipologia merceologica
Unioncamere Emilia-Romagna come consueto analizza i dati anno su anno dell’andamento delle vendite nel commercio.
Non deve trarre in inganno la riduzione delle vendite solo del 5,6 per cento, che in ogni caso costituisce la caduta più ampia da quando si analizzano i dati, comparabile solo a quelle registrate nel 2012 e nel 2013 in piena crisi del debito.
Il fattore rilevante è dato dal fatto che, rispetto ad allora, la differenza dell’andamento delle vendite tra le tipologie del dettaglio è enormemente superiore, tanto che non è mai stata così ampia. A fronte del vero e proprio crollo delle vendite per le imprese specializzate non alimentari (che hanno causato la perdita più alta mai registrata, -10,2%), le vendite della distribuzione specializzata alimentare hanno contenuto il taglio al 2,0 per cento, mentre al contrario ipermercati, supermercati e grandi magazzini hanno decisamente beneficiato della situazione realizzando un incremento delle vendite del 4,9 per cento, il miglior risultato conseguito dal 2007 per questa tipologia distributiva.
E se andiamo a guardare più in particolare ciò che è accaduto all’interno del dettaglio non alimentare, vediamo cali medi di oltre il 25% nell’abbigliamento. E stiamo parlando di dati medi, che fotografano situazioni dove il calo ha anche superato il 50%.
Per alcuni settori i ristori hanno a malapena bilanciato le perdite di un mese di attività.
Le imprese attive nel commercio al dettaglio erano 42.715 al 31 dicembre 2020. Rispetto ad un anno prima la loro consistenza è diminuita del 2,0 per cento (-879 unità).
Anche questo dato deve essere analizzato tenendo in considerazione gli andamenti molto diversi dei vari settori.
“Quando gli strumenti di salvaguardia e gli ammortizzatori sociali introdotti saranno rimossi, gli effetti della pandemia sulla tenuta del tessuto economico saranno devastanti e l’impatto sui settori maggiormente colpiti sarà tragico, con forte ripercussioni sulla tenuta sociale e sulla vivibilità delle nostre città.
Per scongiurare questo scenario chiediamo con estrema decisione che venga al più presto data la possibilità di riaprire ad ogni tipologia merceologica del commercio al dettaglio, sia in sede fissa che ambulante, nella totale convinzione e consapevolezza che ogni attività di questi settori sia in grado di garantire l’assoluto rispetto di tutte le disposizioni sanitarie previste dalla normativa anti Covid.
I problemi stanno altrove e ci siamo stancati di essere il capro espiatorio di questa situazione.”
L’Ufficio Stampa
Bologna, 30.03.2021
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