La tassa rifiuti frena lo sviluppo delle imprese
La tassa rifiuti TARI continua a rappresentare un peso insostenibile e spesso ingiustificato, se si considerano le iniquità che la caratterizzano per le imprese del nostro territorio.
Dai dati raccolti dal portale Confcommercio www.osservatoriotasselocali.it – strumento permanente dedicato alla raccolta e all’analisi di dati e informazioni sull’intero territorio relative alla tassa rifiuti (TARI) pagata dalle imprese del terziario – si conferma la continua crescita della tassa sui rifiuti (più contenuta per l’Emilia Romagna), nonostante una significativa riduzione nella produzione dei rifiuti stessi, e i divari di costo tra medesime categorie economiche, sempre a parità di condizioni e nella stessa provincia.
In particolare si evidenzia come le categorie dei pubblici esercizi e ortofrutta siano quelle più gravate dalla tassa.
Dal 1 gennaio 2018 secondo quanto previsto dalla legge (comma 653 dell’art. 1 L. n. 147 del 2013) i Comuni avrebbero dovuto avvalersi anche delle risultanze dei fabbisogni standard nella determinazione dei costi relativi al servizio di smaltimento dei rifiuti.
I costi del servizio inseriti nel piano finanziario rappresentano il principale fattore che determina poi le tariffe pagate dalle diverse utenze domestiche e non domestiche.
L’aumento crescente dei costi di gestione dei rifiuti dimostra come nella tassazione continuino a permanere voci di costo improprie a copertura di inefficienze locali di gestione.
Un indicatore attendibile della congruità dei piani finanziari delle amministrazioni locali e, conseguentemente, delle tariffe applicate a cittadini e imprese si ricava da OpenCivitas, sito promosso dal Dipartimento delle Finanze e dalla SOSE per determinare i fabbisogni standard delle varie amministrazioni locali. Tali fabbisogni, calcolati comune per comune, indicano il costo ottimale del servizio di gestione dei rifiuti, calcolato in condizioni di efficienza e appropriatezza, garantendo i livelli essenziali di prestazione.
Confrontando i costi del servizio Tari e i fabbisogni standard, si evidenza come in Emilia Romagna tre Comuni capoluogo di provincia continuano a registrare una spesa superiore rispetto ai propri fabbisogni (Bologna, Rimini e Parma).
In particolare a Bologna i costi del servizio si discostano di ben 23 milioni rispetto al fabbisogno individuato (+34%)
La situazione fotografata richiede risposte urgenti per avviare una profonda revisione dell’intero sistema che rispetti il principio europeo ‘chi inquina paga’ e tenga conto delle specificità di determinate attività economiche delle imprese del terziario al fine di prevedere esenzioni o agevolazioni per le aree che di fatto non producono alcun rifiuto e sulle quali invece continua ad essere calcolata integralmente la tassa.
Ma soprattutto servono azioni concrete ed efficaci affinché si limiti la libertà fino ad ora concessa ai Comuni di poter determinare il costo dei piani finanziari includendo voci di costo improprie (come i costi del personale) e soprattutto che vincoli gli enti locali al rispetto di norme di legge come quella che li obbliga a tenere conto dei fabbisogni.
Fonti:
- Fabbisogno standard dato OpenCivitas
- TARI totale 2018, delibere comunali
Per Ferrara dati non disponibili
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L’Ufficio Stampa
Bologna, 11.09.2019
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