Botteghe addio, a Bologna aprono hotel e ristoranti. Il commento del Presidente Enrico Postacchini sui dati dell’indagine Confcommercio
Si pubblica integralmente l’articolo apparso sul Corriere di Bologna di sabato 24 febbraio 2018, che commenta l’indagine del Centro Studi Confcommercio sulla demografia delle imprese negli ultimi dieci anni, con focus sull’Emilia Romagna.
“Le serrande aperte sono in tutto più o meno le stesse, ma in un decennio, sotto le Due Torri, c’è stato un vero e proprio terremoto nei locali del centro. Tra il 2008 e il 2017 ha chiuso un negozio su otto di commercio al dettaglio, mentre tra alberghi, bar e ristoranti c’è stato un aumento del 25%. Morale: nel 2008, dentro le mura si contavano 1.578 negozi e 839 locali ricettivi,nel 2017 sono diventati rispettivamente 1.373 e 1.053.
Due tendenze che si vendono anche in periferia, ma in maniera molto meno marcata: fuori porta gli esercizi di commercio al dettaglio sono calati di 173 unità, passando a 2.489 negozi (meno 6,5%), mentre ristoranti, bar e alberghi passavano da 1.310 a 1.445 (più 10%). I numeri li dà il centro studi di Confcommercio, in una ricerca di respiro nazionale che lancia l’allarme sul possibile effetto svuotamento dei centri storici. Per l’associazione dei commercianti, serve un intervento pubblico per aiutare i negozianti a rimanere aperti: “Occorrono politiche di affiancamento alla riqualificazione del nostro comparto – avverte il presidente di Confcommercio provinciale e regionale Enrico Postacchini – . E quando parliamo di ciò, intendiamo sia all’interno delle aziende, con una trasformazione legata al digitale, sia con la presenza fisica attraverso le riqualificazioni dei territori e dei centri urbani”.
A prendersi la scena sono soprattutto bar e ristoranti: erano 756 in centro nel 2008, sono diventati 924 nel 2017, diciotto in più al mese per nove anni. Un fenomeno che, da un lato, ha fatto sì che tutto sommato la presenza complessiva di esercizi in città rimanesse più o meno costante, ma che non è immune da rischi “Non possiamo creare una bolla che cambia troppo il volto delle città e non sempre in positivo”, avverte Postacchini.
Numeri più contenuti, ma crescita molto marcata in rapporto alle dimensioni, per gli alberghi. Il vero boom è qui e, per altro, non c’è differenza tra centro e periferia: in tutto le attività erano 163 nel 2008, sono diventate in nove anni 261 (più 60%). Tra le attività non ricettive del centro fanno segnare un aumento, seppur minimo, farmacie (sette in più), tabaccherie (tre in più), negozi non specializzati (uno in più) e commercio al dettaglio al di fuori dei negozi (più undici).”
Riccardo Rimondi
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